Gli
ingegneri inglesi e francesi che hanno eseguito il progetto di
sir Norman Foster,
l’architetto del nuovo Reichstag
di Berlino e dell’ultimo ponte sul Tamigi, consegnano
l’opera nel centenario dell’«Intesa cordiale» che mise
fine agli storici dissidi fra Londra e Parigi e realizzano,
oltre che una meraviglia dell’architettura, anche un
miracolo della politica: un’opera pubblica gratuita, non a
carico dello Stato e del contribuente, pagata - in questo caso
e per la gran parte - nemmeno dai francesi, bensì dalla massa
di automobilisti e camionisti stranieri che lo
attraverseranno. Il gruppo francese Eiffage, le cui radici si
ritrovano nella società di Gustave Eiffel, ha infatti
anticipato l’intero costo del ponte:
310 milioni di euro che verranno rimborsati con i
pedaggi nei prossimi vent’anni. Una costruzione - ecco il
secondo miracolo - nei tempi previsti: tre anni esatti dalla
posa della prima pietra. I sostenitori del ponte sullo stretto
di Messina possono stare tranquilli: i miracoli esistono.
Il viadotto di Millau è anche un miracolo della tecnica,
realizzata da ingegneri e operai «acrobati», senza paura del
vuoto.
Il
ponte dei record clicca su una foto
I
sette piloni, in acciaio e cemento, sorreggono a 240 metri
d’altezza una lastra d’acciaio di 2.460 metri, su cui
corrono quattro corsie nei due sensi. Sono state
costruite apposta macchine di sollevamento a pompa, dei
muscoli d’acciaio che hanno permesso di fissare 1.500
tonnellate di cavi d’acciaio e tenere insieme 36 mila
tonnellate di acciaio e le 242 mila tonnellate di materiali e
cemento che costituiscono il peso complessivo del ponte.
Il diffuso impiego di computer e le tecniche più avanzate di
costruzione hanno ridotto a zero gli incidenti e previsto ogni
tipo di rischio per i prossimi cento anni: infiltrazioni,
cambiamenti atmosferici, caldo e freddo, sismicità, elasticità
con un livello di espansione massima di circa tre metri.
Eppure, nella sua imponenza, l’opera risulta d’incredibile
leggerezza, davvero sospesa fra le nuvole che spesso si
abbassano attraverso il «canyon», realizzando in pieno
quella che era l’ambizione di Foster: «Il ponte deve dare
la sensazione di volare in automobile», ha detto,
passeggiando sul viadotto durante le prove di collaudo.
L’intuizione più geniale di Foster è stata quella di non
tracciare una linea retta sulle due sponde della vallata, ma
di realizzare il ponte con una leggera curva discendente. In
questo modo, l’automobilista, anziché il brivido del vuoto,
incontra tutta la prospettiva del viadotto e lo attraversa
come sulla tuga di una nave, con piloni che sembrano vele e
cavi d’acciaio che sembrano sartie.
Visto
dal basso, nella vallata di Millau, il ponte è ancora più
bello. Tanto da rimettere paradossalmente in
discussione la ragione per cui era stato realizzato. E anche
questo è il miracolo dell’arte e della natura umana, che
tramandano ai posteri opere il cui fine non è necessariamente
l’utilità, ma la bellezza. Mezzo milione di persone si sono
già recate a Millau per ammirarlo e tutti sono convinti che
gli automobilisti, anziché attraversarlo in fretta e
proseguire finiranno per fermarsi nella vallata, dove già si
moltiplicano ristoranti, alberghi, centri d’informazione e
quintali di souvenir con l’immagine del ponte.
«Finora
- dice con orgoglio Jacques Godfrain, da 27 anni deputato
della zona e da 7 sindaco - Millau era nota per tre cose.
La terracotta, che cominciò ad essere realizzata qui dai
romani e che poi venne esportata in tutto il mondo antico. I
guanti, di cui Millau fino al primo ’900 era la capitale
mondiale, prima di Napoli e Singapore. E... gli ingorghi.
Farsi un tappo ( bouchon ) a Millau è diventato un gioco di
parole, che appunto non significa stappare una bottiglia da
queste parti, ma restare bloccati per ore nel bouchon ,
nell’ingorgo. C’è chi ha sostenuto che Millau è
responsabile della gran parte degli acquisti di auto con
condizionatore a causa delle lunghe code estive. Ma adesso
c’è il ponte e Millau sta diventando famosa in tutto il
mondo, come tutte le città che legano il loro nome ad un
famoso ponte».
Millau ha inventato il segreto di trasformare in souvenir e
soldi tutto quello che succede da queste parti. Qui risiede
José Bové, il leader dei paisans antimondialisti, e qui ha
cominciato le sue campagne di protesta. Qui avvenne il
clamoroso incendio di McDonald’s, nel 1999. Adesso il
McDonald’s di Millau è il più frequentato della Francia e
molti turisti si fanno fotografare davanti al ristorante
ricostruito. «È probabile - dice il sindaco Godfrain - che
anche il ponte, come è già successo, venga utilizzato per
qualche protesta. Pazienza, diventeremo ancora più famosi».
Jacques Godfrain è uno di quei francesi di provincia che
fanno amare la Francia quando si depura della spocchia
parigina. È l’immagine di una Francia semplice, bonaria,
ospitale, insieme colta e raffinata, con il gusto delle
proprie tradizioni. Al «suo» ponte, Godfrain ha dedicato un
romanzo che è anche un affascinante percorso nei misteri di
tutti i ponti del mondo.
«I
ponti del diavolo» ricostruisce le leggende medievali secondo
le quali i ponti sono un’impresa dell’uomo contro il
diavolo, «un angelo della caduta», che appunto si
impegna a farlo cadere. Secondo Godfrain, ci sono almeno 281
ponti nel mondo che in qualche modo si richiamano al demonio e
che si ritiene siano crollati a causa del maleficio. Il più
famoso è quello di Avignone, crollato e poi dedicato a San
Benedetto. «Anche il ponte dei sospiri, a Venezia, contiene
un’effigie demoniaca al centro - ricorda il sindaco -.
Nell’antichità si facevano esorcismi, si facevano passare
animali all’inaugurazione, si compivano persino sacrifici
umani perché si riteneva che il primo uomo a passarci sopra
sarebbe morto». Nel suo romanzo, Godfrain immagina che anche
il presidente della Repubblica abbia paura di attraversare il
ponte di Millau il giorno dell’inaugurazione e che quindi
invii un messaggero a Londra per indagare, presso i
progettisti, sul mistero demoniaco. «Ma Chirac non ha paura.
Lui il patto con il diavolo l’ha già fatto», scherza
Godfrain, che del presidente è un fedelissimo.
Nel
giorno dell’inaugurazione, ci sarà anche il sindaco di
Mostar, la città del ponte distrutto durante la guerra in
Jugoslavia, il simbolo dell’incontro fra l’Oriente
e l’Occidente. Nella storia dell’uomo, i ponti hanno
sempre avvicinato i popoli e le culture. Per questo gli uomini
li hanno anche distrutti. Il ponte di Mostar venne distrutto
un 9 novembre. Il 9 novembre fu anche il giorno della caduta
del Muro di Berlino. Invertendo i numeri, si ha la data degli
attentati di New York, lo scontro, anziché l’incontro fra
civiltà.
Massimo
Nava